Leggende e storie ladine - La Bisca Blancia
Lo stregone di San Vigilio chiamato a scacciare i serpenti di Fodara Vedla
A quattro ore di cammino da Al Plan, in direzione di Ampezzo si trovano gli alpeggi di Fodara Vedla dove ancora oggi i contadini di Marebbe portano gli animali al pascolo durante il periodo estivo. Qui è possibile sentire gli odori della fioritura primaverile che con i suoi mille colori ci regala un paesaggio spettacolare. Non molto tempo fa, tra i suoni delle campane portate dal bestiame si udivano le urla dei pastori, le quali echeggiavano fino in cima al Sas dla Para e alle Nainores.
Da molto tempo i contadini della valle di Marebbe portano i loro capi di bestiame in questa località, nonostante le difficoltà che si incontravano tempo fa. Spesso essi venivano colpiti dalla sfortuna e dalle disgrazie.
Un grosso intralcio e pericolo era costituito dalla presenza di molti serpenti velenose sui prati e nelle vicinanze di Fodara Vedla. Si racconta che non esisteva roccia o albero privo di questa presenza inquietante. I tanti rettili trovavano rifugio sotto alle “üties” costruite a Fodara Vedla per avere un riparo durante il soggiorno estivo. Nessuno osava gironzolare attorno a queste costruzioni senza prestare la massima attenzione, bastava infatti una minima disattenzione per calpestare una di queste vipere ed essere morsi. Calpestare un serpente significava spesso la morte, in quanto gli antidoti erano difficilmente reperibili e la lontanaza dal primo medico era eccessiva. La costante presenza di vipere a Fodara Vedla costituiva un pericolo anche per gli animali dei poveri contadini di San Vigilio. Questi si sdraiavano usualmente sul prato per digerire, in queste occasioni le serpi trovavano riparo sotto i loro corpi e con il minimo movimento dell’animale i serpenti non esitavano ad usare i loro denti veleniferi. Per alcuni anni i contadini di San Vigilio rinunciarono a frequentare quei posti, ma nonostante i pericoli provavano una forte nostalgia per le giornate semplici a contatto con le montagne in alta quota. Non passarono molte estati che i primi contadini tornarono a seguire l’antica tradizione.
Durante quell’estate le mucche smisero improvvisamente di dare il latte. Tutte le mattine quando i pastori tentavano di mungere il loro bestiame non riuscivano ad ottenere un solo bicchiere di latte. Tra i pastori nacque il sospetto che qualcuno potesse abusare del loro bestiame cosicchè una notte uno di loro si nascose tra il fieno in una delle stalle aspettando di scoprire cosa stava succedendo. Il pastore stava per addormentarsi quando nel tenue albore della luna rimase allibito di fronte a quello che i suoi occhi videro. Un infinità di serpenti entrarono con eleganti movimenti nella stalla e raggiunto il bestiame si attaccarono con i denti alle mammelle. La stalla era invasa da serpenti che si stavano cibando succhiando tutto il latte a disposizione. Dopo un po\' di tempo le prime serpi iniziarono ad allontanarsi raggiungendo l’oscurità. Il contadino era spaventato ma decisamente infastidito. L’istinto lo portò a imbracciare una pala e con violenza iniziò a colpire il maggior numero possibile di serpenti. Amazzò parecchi serpenti ma non risolse nulla. Tutte le notti qualcuno doveva stare sveglio nella stalla a proteggere le mucche.
Non distante da San Vigilio, in una costruzione fatiscente e isolata viveva uno stregone che era noto per la sua capacità di dialogare con i serpenti. Non vedendo più alcuna via d’uscita, i contadini si recarono dallo stregone e gli promisero una sostanziosa ricompensa se fosse riuscito a scacciare i serpenti da Fodara Vedla.
Lo stergone accettò, recuperò le sue cose e si avviò verso Fodara Vedla. Disse ai contadini che dovevano avere pazienza e aspettare che calasse la notte affinché i suoi poteri riuscissero a attirare l’attenzione delle vipere. Passarono il pomeriggio a raccogliere enormi quantità di legna che sarebbero servite per accendere un focolare. Quando calò la notte lo stregone accese il focolare vicino al quale iniziò a pronunciare frasi incomprensibili. I contadini erano raccolti vicino alle loro üties ed osservavano impauriti la danza delle enormi ombre generate dal fuoco, l’atmosfera era davvero angosciante.
Le parole dello stregone avevano lasciato il posto al silenzio quando i prati circostanti si riempirono di serpenti. Centinaia, migliaia di serpi accorrevano tra le fiamme passando di fronte allo stregone soddisfatto. Buttandosi tra le fiamme ogni serpente provocava un gran frastuono e le fiamme si alzavano altissime in cielo illuminando le montagne circostanti.
Tutto sembrava procedere per il meglio e tra i contadini iniziarono a farsi vedere espressioni soddisfatte. Ma improvvisamente un intenso sibilo dalle parti di Col de Rü iniziò ad avvicinarsi sempre di più. Lo stregone si allontanò bruscamente dalle fiamme e sbiancò quando comprese il significato di quei umori.
“Questo è il serpente bianco, adesso sono finito!” gridò nella disperazione.
Il sibilo era diventato insopportabile quando in un attimo apparse un serpente bianco come la neve che in testa portava una corona d’oro. Il serpente raggiunse le fiamme e con estrema forza si avvolse attorno alle gambe dello stregone trascinandolo con se tra le fiamme del focolare. Entrambi morirono bruciati tra le urla dei pastori. Questi corsero nelle loro üties e pregarono fino al giorno seguente dalla grande paura.
Con le prime luci del giorno essi ritrovarono le forze per uscire e avvicinarsi alle ceneri del focolare. Il loro sguardo si scontrò con un paesaggio rinnovato. Davanti a loro c’era un grande fossato che da Fodara Vedla raggiungeva Pederü. Il veleno delle vipere aveva corroso i pascoli e gli alberi lasciando spazio alla nudità delle rocce e scavato una profonda ferita nel terreno.
I contadini frugarono tra le ceneri per vedere se ci fosse ancora qualche traccia dello stregone. Nel mucchio di ceneri intravidero la corona d’oro portata dal serpente bianco che uno di loro intascò di fretta. Si racconta che questo contadino ebbe soldi per tutta la vita.
Dopo quel giorno raramente si incontrarono dei serpenti sui pascoli di Fodara Vedla, ma sul sentiero che porta alle malghe, l’enorme fossato scavato dal veleno dei serpenti ricordò a tutti e per sempre l’accaduto.
Fodara Vedla è una località poco sopra Pederü vicino a San Vigilio di Marebbe dove da tanti hanni si trovano tablà e üties (malghe) che servivano da rifugio per animali e pastori che trascorrevano le estati in alta quota. Ancora oggi in questo posto stupendo nel parco naturale Fanes-Senes-Braies si trovano malghe e un rifugio. Il fossato scavato dal veleno dei serpenti di Fodara Vedla è oggi costituito dal canyon che da Fodara Vedla raggiunge Pederü.
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